Il 25 maggio è stato il secondo anniversario della nascita di Penguin, il famoso algoritmo creato da Google che è diventato l’incubo di molti professionisti che si occupano di posizionamento sui motori di ricerca.

 

CHE COS’È PENGUIN?

Per molti anni Google è stato al centro di un dibattito da parte di molti utenti web i quali criticavano il fatto che molti risultati di ricerca del celebre motore fossero affetti da link spam e non inerenti alla ricerca effettuata, facendo prendere credibilità al sito creato da Larry Page e Sergey Brin.

Così il 24 aprile 2012, Google annunciò l’uscita di questo nuovo strumento denominato “Penguin” che avrebbe penalizzato tutti i siti web che cercavano di guadagnare posizioni in maniera scorretta tramite l’uso eccessivo di parole chiave (keyword stuffing) e degli schemi di link (link spam), rendendo così i risultati di ricerca più inerenti alla ricerca effettuata.

 

UPDATE 3.0

Gli utenti hanno apprezzato molto questa creazione che ha contribuito in maniera evidente a rendere più “pulito” il motore di ricerca, tanto che Penguin fu aggiornato alla versione 2.0 lanciata il 22 maggio dell’anno seguente.

Nonostante non ci siano notizie ufficiali, è quasi certo che Google avrebbe dovuto lanciare l’aggiornamento 3.0 dell’algoritmo lo scorso 25 maggio.

Le novità apportate al sistema saranno note solo al momento del rilascio, ma è probabile che uno dei settori in cui Google andrà a mettere maggiormente mano sarà quello relativo ai link in uscita, cioè i collegamenti presenti nel sito che rimandano ad altre pagine web e ai link che provengono dai vari social network.

 

COSA FARE PER EVITARE PERICOLI CON IL PROPRIO SITO

ottimizzazione seo - penguin 3

Per tutti coloro che hanno o gestiscono blog, siti web e quant’altro, è necessario usare le giuste precauzioni per evitare di andare incontro alla punizione che può provocare una retrocessione che va dalle dieci fino alle ottanta posizioni, rendendo così quasi nulla la visibilità del sito al momento di una ricerca.

È il caso per esempio della versione inglese del famosissimo sito Trivago nel quali erano presenti numerosi “backlinks”, cioè collegamenti fraudolenti, che hanno causato una forte penalizzazione all’interno del motore di ricerca, riducendo del 95% la visibilità del sito

È quindi fortemente consigliato di fare attenzioni a tutti i link presenti all’interno del proprio sito internet e alle pagine a cui essi rimandano, ricordando che più un sito è ai vertici dei risultati di ricerca, più è alta la possibilità di incorrere in penalità.

Per fare ciò, è possibile usufruire per esempio di “Google Webmasters Tools”, uno strumento che permette di controllare tutti i collegamenti all’interno del sito.

Una volta individuati eventuali link dannosi, si dovrà procedere alla loro rimozione.

Nel caso questa cancellazione non fosse possibile, è necessario utilizzare “Google Disavow Links” che permette di segnalare la presenza di questi collegamenti non rimovibili, garantendo così l’incolumità del sito anche in caso di segnalazione da parte di Penguin.

Un altro metodo efficace è quello di variare maggiormente il testo di ancoraggio (anchor texts), rendendole più naturali e di ottenere anche dei riferimenti in maniera naturale facendo del copywriting o del blogging.

Per capire se il proprio sito è stato penalizzato oppure no, è possibile tenere sotto controllo il traffico web tramite “Google Anaytics”. Se il numero di visitatori si riduce in maniera drastica, allora vuol dire che la propria pagina web è stata una delle vittime del pinguino più temuto del web.

 

COSA SONO I BACKLINKS?

Ma come si fa a capire se un link va rimosso oppure no?

Ecco qui una lista dei collegamenti che mettono a forte rischio l’incolumità di un sito web:

  • Link di siti con contenuto per adulti come materiale pornografico, giochi d’azzardo o scommesse.
  • Link che fanno riferimento a siti già penalizzati e retrocessi nei risultati di ricerca.
  • Link che rimandano a siti web che il cui contenuto non è inerente alla pagina web un cui sono presenti.
  • Link di siti che sono attivi da meno di sei mesi o che hanno un traffico molto ridotto.
  • Link che hanno lo stesso proprietario della pagina web o che provengono dallo stesso indirizzo IP.
  • Siti che hanno oltre 20 link al loro interno.
  • Link con siti già presenti nella sidebar del web e che quindi compaiono in tutto il sito.
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